domenica 8 febbraio 2009





MORTI BIANCHE di Pino De Stasio

ponteggi ostinate impalcature
innocenti tubi del giudizio
su per quei grovigli paralleli
si arrampicano
felici lontani dalla terra
snodanti gambe giocose saltellano
gialli conche vuote appesi caschi dell'epilogo
rintoccano nel vento
giu' precipitati improvvisamente
volteggiano per poco
con occhi esitanti
l'avvicinarsi del terreno
acquitrino rivolo
ara mortale




IL COMMENTO / La riforma al Consiglio dei ministri la prossima settimana
Sacconi: non abbasseremo la guardia, anzi, ci sarà più severità
Morti su lavoro, dietrofront del governo
multe dimezzate, arresti più difficili
di MASSIMO GIANNINI


Un operaio su un ponteggio

NONè bastata la tragedia immane della Thyssen. E non basta lo strazio più recente dei "caduti" nei grandi impianti siderurgici e nei piccoli cantieri edili. Non basta il quotidiano bollettino di guerra delle oltre 1270 morti bianche all'anno, che fanno dell'Italia il paese in cui si muore di più in Europa, per fare la cosa più naturale e banale che esista: lavorare. Non basta sapere che ogni anno per infortuni sul lavoro oltre 30 mila persone subiscono danni permanenti, e oltre 600 mila patiscono danni temporanei. Non bastano nemmeno gli appelli accorati del presidente della Repubblica Napolitano, che da mesi si batte contro questo flagello che colpisce i più deboli, spesso costretti "a salari indecenti". Questo stillicidio, che interroga il nostro vivere civile e la nostra democrazia, non è abbastanza insopportabile da spingere la politica ad una vera, radicale, definitiva assunzione di responsabilità.

Il governo Berlusconi sta ultimando la stesura del decreto legislativo con il quale si riscrive il Testo unico sulla sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro. Oltre 170 articoli, ora profondamente "integrati e corretti" dal pacchetto di misure che dovrebbe approdare al Consiglio dei ministri della prossima settimana. Un testo, non ancora definitivo, è stato anticipato ieri dall'agenzia Apcom. Multe più leggere per le imprese, in alcuni casi più che dimezzate; eliminazione dell'ipotesi del solo arresto a favore di un sistema che privilegi l'applicazione di sanzioni.

E poi, ancora, rimodulazione degli obblighi per il datore di lavoro, introduzione di misure di semplificazione relative alle comunicazioni dell'Inail, modalità della formazione e utilizzo del libretto formativo del cittadino. Due novità specifiche della bozza, soprattutto, colpiscono l'attenzione, perché chiamano in causa i doveri delle imprese e la disciplina dei casi di violazione delle norme sulla sicurezza. La prima: il nuovo testo prevederebbe la riscrittura dell'articolo che regola la sospensione dell'attività imprenditoriale "in modo da eliminare qualsiasi discrezionalità nell'adozione del provvedimento sanzionatorio e di rendere attuale, dopo l'abolizione dei libri matricola e paga, il parametro relativo al lavoro irregolare".

La seconda: verrebbe eliminato il riferimento alla "reiterazione" sostituito dal concetto di "plurima" violazione, articolata in una pluralità contestuale di almeno tre gravi violazioni o, in alternativa, della ripetizione in un biennio di un'identica grave violazione. "La sanzione che colpisce l'imprenditore che non osservi il provvedimento di sospensione viene trasformata in una sanzione che prevede non più l'arresto, ma l'alternatività dell'arresto e dell'ammenda".

Non ci vuole molto a capire la "ratio" delle norme. Se questo impianto del nuovo Testo unico fosse confermato cambierebbe la qualità dell'apparato sanzionatorio, palesemente attenuato rispetto all'impostazione originaria voluta dal precedente governo. Il ministro del Welfare Maurizio Sacconi nega decisamente questa lettura: "Intanto il testo è ancora in fase di elaborazione. E in ogni caso non ci sarà nessun abbassamento della guardia nella prevenzione e nella punizione degli incidenti sul lavoro. Anzi, vedrete che in molti casi le norme saranno anche più severe, e gli impegni richiesti alle imprese saranno anche più onerosi". Di più, sul dettaglio, il ministro non può dire: "Il confronto nel governo e con le parti sociali è tuttora in corso".

Ed è ovviamente un confronto delicato. Nella precedente legislatura il testo varato dal governo di centrosinistra, che introduceva un corposo ampliamento degli adempimenti e un sostanzioso inasprimento delle sanzioni, scatenò una reazione durissima da parte delle imprese. Il fuoco di sbarramento di Confindustria fu altissimo, alimentato in parte anche dalle altre associazioni di categoria. La sensazione è che il testo del governo di centrodestra abbia sostanzialmente ceduto a queste pressioni.

Anche in questo caso Sacconi smentisce, ma non nega che il suo pacchetto punta esplicitamente a smantellare alcune "storture insensate" della legge precedente. "Sulle sanzioni il vecchio governo aveva introdotto misure assurde, incentrate su questioni e adempimenti di carattere esclusivamente formale. Questa spasmodica attenzione alla forma ci fa perdere di vista la sostanza. Detto altrimenti: alzare in modo esagerato l'assicella delle sicurezze formali determina un abbattimento della soglia delle sicurezze sostanziali".

Il principio teorico può non essere contestabile. Il problema è capire la sua applicazione pratica. Ma soprattutto, il problema è il messaggio complessivo che la politica vuole lanciare. Se l'obiettivo è quello di mantenere un sistema severo nella prevenzione e nella repressione, sia pure alleggerendo qualche onere burocratico per le aziende, è un conto. Se l'obiettivo è invece un regime di fattuale "deregulation" anche per la sicurezza del lavoro (sul modello della smobilitazione fiscale implicita nel piano Tremonti o della cementificazione selvaggia esplicita nel piano casa) allora è tutt'altro conto.

Sacconi respinge ogni sospetto: "Non permetterò a nessuno di dire che il governo abbassa la guardia su questo fronte. E vedrà, il testo che approveremo avrà il via libera della Cisl, della Uil, e di tutte le associazioni datoriali...". Non avrà quindi il disco verde della Cgil, che evidentemente ha già fatto pervenire al ministro il suo no, forte e chiaro. Aspettiamo di leggere il testo definitivo del decreto, ma già questo non è affatto un buon segnale. Qui non stiamo parlando di salari nel pubblico impiego o di riforma della contrattazione. Qui parliamo di un lavoro che non solo stanca. Ma che troppo spesso, purtroppo, uccide.

(21 marzo 2009)

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